domenica 15 giugno 2008

Egitto. L'infibulazione ora è un reato

La notizia è del 9 giugno. L'Egitto, che già aveva con una legge vietato l'infibulazione, ora l'ha resa anche un reato penale punibile con una pena che va da tre mesi a due anni di carcere o con una multa che oscilla tra 118 e 590 euro. Ma la vittoria è solo parziale in quanto questa pratica resta consentita nei casi in cui viene considerata una "necessità medica".
Ma che cosa è?
L'infibulazione (dal latino "fibula" che significa spilla) ha origine nell'Egitto dei Faraoni, la sua motivazione reale non è legata a nessuna necessità religiosa (viene praticata su bambine cattoliche, ebree, mussulmane e animiste), ma solo da una forma di controllo sulla donna perchè, privandola del piacere sessuale, diminuiscono le possibilità che tradisca il suo uomo. Consiste nell'amputazione del clitoride e di parte o della totalità delle piccole e grandi labbra vulvari con la conseguente cucitura delle stesse. La vagina viene ricucita tranne una piccola apertura per urina e flusso mestruale, i rapporti sessuali sono difficilissimi, mentre il dramma si ripete alla nascita di un figlio: il passaggio viene aperto per il parto e richiuso dopo. Sono praticate anche la clitoridectomia (asportazione del clitoride) e l'escissione (taglio del clitoride e di tutte o parte delle piccole labbra)
In Italia non esiste ancora una legge specifica che punisca questa pratica. Nei rari casi in cui viene  sporta denuncia si applicano gli articoli 582 e 583 del codice penale relativi alle lesioni personali.
L'UDI Savona aveva già organizzato un incontro - dibattito sul problema dell'infibulazione il 4 giugno 2003 a cui erano intervenuti il prof. Ruggiati (prof. ginecologia) e donne della Somalia che avevano portato la loro testimonianza sulla terribile esperienza e del Marocco (dove per fortuna non viene praticata). L'incontro si era svolto in collaborazione con l'Associazione Solidarietà Multietnica e si erano raccolte firme a sostegno della messa al bando di questa orribile pratica