martedì 28 aprile 2009

Donne e politica

Quando mi facevano studiare a scuola l'antica affermazione"L'uomo è un animale politico", mi sembrava giusta e sensata. Consideravo la parola "uomo" sininimo di "essere umano" ad indicare una specie e pensavo che fosse la necessaria premessa all'evolversi della società e della storia.
Soltanto quando l'UDI ha proposto la lotta del "50 e 50 dovunque si decide" mi è venuto in mente che potesse avere un significato sessista. Ancor ora infatti pare che la politica sia riservata agli uomini, nel significato di maschi.
Anche il presente governo Berlusconi in cui vi sono alcune donne è una testimonianza di questo.
Le ministre sembrano veline piuttosto che ministre ad indicare che nella donna viene stimato più l'aspetto che la capacità. Ma non è questa la cosa grave. Non è vero che le donne belle siano ochette come si diceva al tempo del mito Marilin anzi è spesso vero il conrario; il grave è che nessuna delle donne al governo abbia un dicastero importante.
L'unica forse è la Gelmini, infatti l'istruzione è un settore importante, ma, a giudicare dalle scelte, pare che sia Tremonti più di lei l'artefice della riforma.
In passato almeno l'on Turco aveva la sanità che è fondamentale e richiede scelte coraggiose.
Anche in campo religioso il problema si pone ed è molto interessante.
Mi farebbe piacere che qualcuno avesse voglia di sviluppare questo aspetto.
Margherita

1 commento:

Anonimo ha detto...

Direi che l'incarico politico più importante l'ha avuto Nilde Iotti. Fu infatti presidente della camera.
Dopo di lei soltanto Irene Pivetti raggiunse tale traguardo.
Seguendo un pò le elezioni amministrative, devo dire che non ho visto nessuno, nè a destra, nè a sinistra (neppure al centro) presentare liste con una presenza di candidate importante. Ce ne sono tre o quattro, tanto per far vedere che si considera anche l'altra metà del cielo e mettersi a posto la coscienza. La res pubblica è saldamente trattenuta in mani maschili.Eppure donne "in gamba" ne conosco tante.
Se parliamo della chiesa, il prolema è spinoso. A partire dal celibato dei preti (fortemente voluto per non disperdere il patrimonio ecclesiastico attraverso l'eredità alle vedove) andando avanti. Nella gerarchia ecclesiastica la donna non conta nulla, al massimo può aspirare a diventare badessa. Questo se consideriamo la chiesa cattolica romana. Più emancipata la chiesa evangelica (è anche l'unica) dove anche le donne possono diventare "pastore" e fare carriera.
Questo arroccamento è veramente pericoloso oltre che anacronistico.
Nei paesi europei dove le donne sono più tutelate con una politica sociale degna di questo nome si è notato che la società è migliorata. Non solo come valori morali, ma anche come occupazione. Una donna che lavora ha bisogno di più asili, di un aiuto domestico ecc. quindi si sono creati posti di lavoro per insegnanti, colf, educatori per i dopo scuola e molte altre figure professionali. Insomma le donne sono un valore e creano pure ricchezza. Diciamolo ai nostri politici!!!!!ANNA