domenica 21 giugno 2009

UNA SETTIMANA DI STAFFETTA

Una settimana di staffetta.

Anche a Savona è arrivata la tanto attesa e sospirata anfora. E’ rimasta con noi qualche giorno, come una nuova amica ha ricevuto il meglio e auguriamoci di essere capaci di far crescere tutto quel che ci ha donato.

Non ho voglia di raccontarvi tutti gli eventi che le associazioni savonesi sono state capaci di organizzare in suo onore.

Non ho voglia di far considerazioni su quanto sia utile la collaborazione e sull’opportunità che potranno e dovranno cogliere tutte le associazioni che si occupano della Donna dopo una visibilità così ampia.

Ho voglia invece di raccontarvi le emozioni che sono rimaste in me.

Ho voglia di raccontarmi quel che un pugno di creta, un semplice vaso di terracotta, mi ha smosso dentro.

L’anfora viaggia in incognito, dentro un anonimo trolley.

Chi lo vede e non sa non può immaginare tutto quel che contiene e conterrà.

Chi lo traina, chi l’aspetta non sa. Non può immaginare come sarà lasciarla andare via.

L’anfora, quel semplice vaso di terracotta, quel pugno di creta, in pochi giorni è diventata un’amica e anche qualcosa di più. Le donne di Arenzano l’hanno accompagnata da noi, felici che continuasse il suo viaggio ma comunque con la tristezza nel cuore per doverla vedere partire.

Io, che ero lì ad aspettarla poco capivo la loro emozione fino a quando lo scrigno non si è aperto.

Eccolo lì, quel semplice vaso.

Sono bastati pochi istanti per capire che Pandora era tornata e con lei tutto il suo dolore.

L’anfora accoglie e custodisce la sofferenza, l’angoscia, l’amarezza di tutte le donne che hanno visto la loro vita spezzata.

La sofferenza che resta dentro anche quando i lividi sono passati.

L’angoscia che rimane dentro anche quando sei al sicuro, lontano da lui.

L’amarezza che conservi dentro nel vedere evaporare le tue aspirazioni.

Quando il troley si apre, quanto l’anfora appare, nella sua semplice dignità, senza l’uso di parole o gesti lei ti racconta tutto questo.

Tu guardi l’anfora e lo sai, in un istante capisci.

Accanto a me c’era una “piccola donna”, una donna di appena 14 anni. Anche lei, come Lorena, ha

lasciato Niscemi per condurre una nuova vita.

Accarezzava l’anfora con lo sguardo pensando alla sua amica.

Il dolore era ancora vivo, colava dai suoi occhi.

Io, stretta tra lei e il vaso asciugavo le mie guance.

L’anfora era lì, semplice pugno di creta. Era lì per condividere con noi quanto aveva già condiviso e quanto ancora condividerà lungo il suo percorso

Nel lasciarla non ho potuto fare a meno di pensare “Buon viaggio cara amica mia.”

Savona, 20 giugno 2009

Cristina Ricci

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie Cristina di questo scritto.
Hai una vena poetica stupenda. Sei dolcissima e veritiera e sai trovare espressioni che accarezzano l'anima.
Le parole che hai scritto valgono per tutte noi e ti ringrazio di averci dato voce