lunedì 11 maggio 2009

LITE IN FAMIGLIA

 

Quante parole lasciamo passare come se fossero innocue.

LA MOGLIE DI un marito talmente importante da rappresentare in parlamento italiane e italiani tutti,  accusa e litiga per le veline, oltre al resto.

Le televisioni ci ingaggiano fino a inebetirci da giorni e giorni con dibattiti ma soprattutto urla in maggioranza maschili, alla ricerca della VERITA’,  si comincia a dire che IL PERSONALE E’ POLITICO.

Certo “questo personale”,  ma comunque sempre personale è.

Se ci fosse buona memoria , ci si renderebbe conto che noi ne siamo consapevoli e lo abbiamo detto, noi, le donne, da parecchio tempo, che il privato è nostro.

Adesso in mezzo a questa diatriba famigliar-politica, ci stanno le veline sì, ma come pretesto per indagare i comportamenti sessuali , dati per legittimi e vincenti, di un maschio esponente di un patriarcato inestinguibile.

Sempre le donne colpevoli e causa. Altre, ma donne, mai le scelte comportamentali di un uomo.

Nel frattempo gli scranni dei parlamenti accolgono quasi solo corpi maschili, evitiamo di ripetere percentuali miserevoli, basta guardare la televisione ( guardare: volgere lo sguardo su qualcuno o qualcosa con l'intenzione di vedere) per vedere la REALTA’ e la VERITA’: maschi in quantità esorbitante a urlare e sovrastare le parole delle donne, autorevoli e competenti, ma anche gli altri uomini.

In televisione la violenza si può esprimere solo urlando, offendendo, tacitando, ma sempre violenza è. Anzi pare che una delle forme “classiche” della violenza domestica, spudoratamente si mostrino per accogliere consenso.

Mentre gli uomini urlano per imporsi, le donne se urlano e quando urlano è per paura, dolore, disperazione. Una inestinguibile guerra fra maschi sempre più sul corpo delle donne, ma non solo, sulle aspettative di vita, che è tutto.

Una FISSAZIONE COLPEVOLE di uno stereotipo vergognoso di virilità, un’offesa anche agli uomini che non si vogliono ridurre così, un’arma puntata contro tutti i giovani, maschi e femmine, e le bambine e i bambini, il FUTURO della nostra società, il futuro che vetero-poteri patriarcali modernizzatisi con lifting vari, non vogliono neanche immaginare. Per il semplice motivo che non li potrà riguardare all’infinito.

Intanto le donne sono sempre più escluse dalla rappresentanza politica, come nella Roma antica, dagli ambiti decisionali, dalla visibilià mediatica, se non come veline o fotocopie dei presentatori maschi, dalla leadership, in una parola dal potere.

La campagna del 50E50…ovunque si decide ha dato proprio fastidio evidentemente, da allora hanno ricominciato a chiuderci in casa, si affannano a elaborare marchingegni economici per chiuderci in casa, percentuali e convenienze per chiuderci in casa a fare e allevare bambini, che poi la mitica famiglia non potrà mantenere senza il contributo reddituale delle “mogli”, che però sarà bene che si acconcino a stare in casa e zitte.

Siccome non ce ne diamo per vinte, si sforzano di farci accettare la quotidianità dello stupro, delle botte, dei maltrattamenti, prima di tutto in casa, ma se pensiamo di trovare scampo fuori casa, lì troviamo lo stesso trattamento.

Uno dei tanti perché della Staffetta di donne contro la violenza sulle donne, fuori di casa, insieme a riconoscerci, contarci e denunciare.

“In quanto donne essere spinte o costrette a mantenere il silenzio per sopravvivere in una situazione impossibile di potere corrotto o ingiusto in famiglia, nella comunità o nel mondo….gli altri sbagliano a pensare che, soltanto perché sta zitta, una donna approva la vita qual è. Per le donne significa che esiste un momento in cui mostrare i denti, la grande capacità di difendere il territorio, di dire: i limiti sono stati raggiunti e non è possibile valicarli. Il caprone non deve andare oltre, E,aspetta, ho qualcosa da dirti, le cose devono cambiare decisamente.”

( Clarissa Pinkola Estès – donne che corrono coi lupi – 1992)

Una volta si diceva che i panni sporchi si lavano in famiglia (quali panni sporchi?), adesso ci vogliono insegnare che i panni sporchi non sono più sporchi che l’urlo maschile è bello, segno di un potere legittimo (infatti tutti costoro sono stati eletti) e non solo, anche desiderabile, ma soprattutto in sintesi che è sexy, vera forma di virilità, il potere maschile.

Che se non vogliamo essere veline, possiamo continuare a essere carte carbone, oppure come si fa adesso copia e incolla, generatrici di cloni, loro non nostri.

Una scelta impossibile!

Questa parola “veline” comprende in sé tutta la desolante condizione femminile, soprattutto delle giovani donne, in Italia.

Le veline si chiamano così perché passavano le carte che gli uomini leggevano.

 La carta velina è trasparente,  si può stropicciare, non ingombra, non parla, non urla, non piange, è carta di poco spessore.

Le veline non hanno un nome, infatti svolgono una funzione, quella di divertire. Chi? Gli uomini naturalmente, e insegnare alle giovani che se stanno zitte e debitamente svestite, arriva il successo, arriva il denaro.  Non le chiamano nemmeno ragazze, sarebbe troppo, si potrebbe equivocare, meglio chiamarle solo veline..

Ci sono le veline e poi c’è la famiglia che guarda le veline alla tv, guarda ma non vede, e poi guarda un’altra famiglia che litiga in tv per le veline,  che tutte le famiglie guardano, e poi guarda tanti uomini e poche donne che litigano per la famiglia che litiga sulle veline…….che tutte le famiglie guardano.

La crisi finanziaria? Si sistema. Il terremoto ? Pure.  I licenziamenti? Si vedrà. Si troverà il modo, adesso però vediamo di rimettere le donne al loro posto.  Le donne ……..

E questa è la politica italiana nel  duemilaenove, il risultato e il dato di fatto di una politica monopolistica maschile, fenomeno vergognoso e specifico.

Anna Maria Spina

Del Coordinamento nazionale UDI

1 commento:

Anonimo ha detto...

Gentile Anna Maria Spina, mi permetto suggerirti leggere commento su questo blog riferito al post "se una donna parla". Grazie per le tue dotte parole ma forse sarebbe tempo che anche le donne trovassero un canale più forte di solidarietà, purtroppo ci sono ancora troppe "donnicciole" sempre pronte a darsi vicendevolmente la croce addosso e troppe donne TROPPO felici di essere veline o carta carbone ecc.ecc.Aiutiamole a "capire".
Ricordo la gioia della famiglia di una delle nuove veline di Striscia la Notizia, per giorni la tv ha mandato in onda questa telenovela familiare!!!Forse se avesse vinto il Nobel le avrebbero dedicato meno attenzione. E' una deriva lenta ma, speriamo ,non inesorabile che dobbiamo imparare a respingere con fermezza manifestando ogni volta il nostro dissenso (purtroppo ciò capita sempre più raramente, sembra che le persone temano di palesare i propri convincimenti, in questo modo si fanno ben pochi progressi)
Ivana